La torre colombaia di Castello Masegra a Sondrio è ornata da otto scene narrative, quattro sulla volta, alternate ad ameni paesaggi, e quattro sulle pareti.
Unico superstite dei castelli di cui il borgo medioevale era munito, l’edificio domina la città e le gole del torrente Mallero da uno sperone roccioso; appartenuto agli antichi Capitanei è stato adibito nei secoli a diverse funzioni, tra cui quella di sede del distretto militare. In concessione dal Demanio al Comune di Sondrio, è oggi sede dei musei CAST- il CAstello delle STorie di montagna e MuMiVV – Museo dei Minerali di Valtellina e Valchiavenna.
Oggetto di vari rimaneggiamenti nel corso della sua storia, l’edificio ha visto un importante intervento di restauro alla fine del ‘900; i restauri hanno rivelato l’esistenza degli affreschi nella torre colombaia, che guarda verso la valle. Al primo piano si trova una saletta con volta a ombrello interamente affrescata. Le decorazioni sono costituite da paesaggi, grottesche (motivo tipico della pittura rinascimentale) e otto scene raffiguranti altrettanti episodi dell’Orlando furioso. Probabile committente dell’opera fu Castellino III Beccaria, che vi teneva una corte signorile. La leggenda vuole che gli antichi proprietari del castello discendessero dal paladino Orlando e che conservassero nel loro maniero la scacchiera di Orlando e l’olifante, che si poteva sentir risuonare nelle gole del torrente Mallero.
Da segnalare che ogni sabato e domenica, alle 11.00 e alle 15.00, è possibile visitare il primo piano della torre colombaia, dove i restauratori, al di sotto di numerosi strati di intonaco e recenti tinteggiature, hanno portato alla luce il ciclo pittorico più completo e sfolgorante dell’interno maniero: gli affreschi dell’Orlando furioso.
Durante la visita sarà possibile ammirare e conoscere le STorie richiamate nelle otto scene, trasposizione fedele delle xilografie che illustrano i primi otto Canti del celeberrimo poema ariostesco nell’edizione a stampa di Gabriele Giolito De’ Ferrari, del 1542. Incontrerete Bradamante, Rinaldo, Ferraù, Angelica, Astolfo, Ruggiero, l’Ippogrifo e il mago Atlante e vedrete ameni paesaggi, con animali fantastici e allegorie.
Nel primo episodio si vede lo scontro fra il cristiano Rinaldo ed il saraceno Ferrarù, che si contendono a colpi di spada la bellissima Angelica, principessa del Catai. La fanciulla però, poco interessata all’uno e all’altro pretendente, approfitta del duello per fuggire nel bosco.
Angelica si imbatte in un eremita, al quale chiede indicazioni per raggiungere il mare. Il vecchio si rivela esperto di negromanzia e invia uno spirito demoniaco, sotto forma di un messaggero, a depistare Rinaldo e Ferraù, che nel frattempo si sono accorti della fuga della fanciulla e hanno unito i loro sforzi per ritrovarla. In primo piano sono raffigurati Rinaldo e Ferraù intenti a parlare con il falso messaggero, mentre in secondo piano, sulla sinistra, si vede il colloquio tra Angelica ed il negromante, entrambi a cavallo.
La maga Melissa mostra a Bradamante la discendenza estense, che avrà origine da lei e da Ruggiero. La scena ha luogo nella grotta di Merlino, che ha l’aspetto di una “devota e venerabil chiesa” (OF, III, 7, 2); Melissa, con i piedi scalzi e le chiome sciolte, regge un libro magico, grazie al quale evoca spiriti infernali che via via assumono l’aspetto dei membri della famiglia d’Este e sfilano davanti a Bradamante.
L’ultimo episodio raffigurato sulla volta è la lotta tra Bradamante ed il mago Atlante. Bradamante, decisa a salvare l’amato Ruggiero, imprigionato da Atlante, sfida il mago brandendo contro di lui la spada; Atlante appare in sella all’ippogrifo, magico animale alato nato da una giumenta e da un grifone. Sulla destra, legato ad un albero, si vede Brunello, al quale Bradamante ha sottratto l’anello incantato che le permetterà di resistere agli artifici di Atlante e di sconfiggerlo.
Il racconto figurato prosegue sulle pareti, articolato in quattro lunette, nella prima delle quali si vede la conclusione della novella narrata dall’Ariosto nel quinto canto del poema (e da Vincenzo e Michele de Barberis negli affreschi del salone d’onore di Palazzo Besta). Il re di Scozia, assiso sotto ad un purpureo padiglione, assiste all’uccisione del malvagio duca Polinesso da parte di Rinaldo. Sulla destra, si vede un accenno agli antefatti della vicenda: Polinesso raggiunge con una scala le stanze di Ginevra, figlia del re di Scozia. Qui egli incontra Dalinda, abbigliata con le vesti della principessa, in modo tale che Ariodante, che osserva la scena, creda di vedere Ginevra. È questo il nodo dell’inganno tramato da Polinesso ai danni di Ginevra: Ariodante si crede tradito e tenta il suicidio, Ginevra viene calunniata a e condannata a morte, ma il tempestivo intervento di Rinaldo permette di svelare la verità e di punire Polinesso.
L’episodio successivo è estremamente danneggiato e solo il confronto con la sesta illustrazione giolitina permette di comprendere ciò che un tempo era dipinto nella lunetta. In primo piano si vede un uomo circondato da altre figure: è Ruggiero al cospetto del corteo mostruoso che interrompe il suo viaggio verso il regno della fata Logistilla. In alto doveva essere raffigurato l’arrivo di Ruggiero, in sella all’ippogrifo, sull’isola di Alcina, mentre sulla sinistra era un tempo rappresentato Astolfo tramutato in albero, intento a narrare a Ruggiero la propria triste storia per metterlo in guardia contro gli inganni e le seduzioni di Alcina.
Il soggetto è immediatamente identificabile come un duello tra cavalieri, la cui identità può però essere svelata solo con l’ausilio della fonte grafica: come nella settima xilografia giolitina, anche qui è raffigurato lo scontro fra Ruggiero e la mostruosa Erifilla, che si presenta a cavallo di un lupo, “gigantessa di statura,/ li denti ha lunghi e velenoso il morso, acute l’ugne, e graffia come un orso” (OF, VII, 78, 6-8).
In fuga dal castello di Alcina, Ruggiero si scontra con un servo della maga che giunge a cavallo, accompagnato da un cane e da un falcone; il servo si scaglia contro il giovane aiutato dagli animali: il cavallo inizia a scalciare, il cane lo morde nel piede manco” e l’augel grifagno”,gira”, gli fa mille ruote/ e con l’ugna sovente il ferisce anco” (OF, VIII, 4 – 8). Del servo, dipinto a secco, si vede ormai solo la sagoma, mentre risulta più agevole riconoscere Ruggiero; gli animali sono invece ridotti a evanescenti ombre e solo il confronto con l’ottava xilografia giolitina permette di comprendere il soggetto rappresentato.
Capoluogo di provincia, Sondrio è una piccola città alpina, ordinata, pulita e a misura d’uomo, riconosciuta come una delle migliori città italiane in termini di “qualità della vita”.
Incorniciata dalle Alpi Retiche e dalle Orobie, la città è abbracciata anche dalla presenza lungo il versante retico dei caratteristici terrazzamenti dove nascono alcuni dei grandi vini rossi valtellinesi, tanto da poter definire Sondrio come “Città del Vino”.
Sondrio è comodamente visitabile a piedi e presenta un centro storico dove si susseguono palazzi storici, incantevoli scorci e antiche botteghe ricche di prodotti tipici.
Oltre a Piazza Garibaldi, il cuore della città che ospita anche il rinnovato Teatro Sociale, merita sicuramente una visita il suggestivo quartiere di Scarpatetti, dove è possibile ammirare le caratteristiche case rurali in pietra dai ballatoi in legno. Passeggiando lungo questa antica contrada si raggiunge Castel Masegra, in posizione dominante sulla città e che ospita all’interno il museo del CAST (il Castello delle Storie di Montagna).
Per gli amanti delle attività all’aria aperta, Sondrio è anzitutto una destinazione ideale per gli amanti delle due ruote. Dalla città partono infatti numerose vie da percorrere in bicicletta: in primis il Sentiero Valtellina che corre lungo l’Adda, poi il Sentiero Rusca, che porta in Valmalenco, ancora la Via dei terrazzamenti che, immersa nei vigneti del versante retico, arriva fino a Tirano, attraversando tutti gli abitati del mandamento, con le rispettive bellezze, come Montagna in Valtellina con il suo Castel Grumello, patrimonio Fai. Per unire sport ed enogastronomia, Sondrio è altresì il punto di partenza ideale per dei Wine Bike Tour, immersi tra cantine, terrazzamenti e splendidi paesaggi.
Non mancano poi le passeggiate da fare in città e le escursioni di trekking che si snodano invece nei dintorni, ideali quest’ultime per scoprire sia il versante delle Alpi Retiche che quelle delle Orobie.
Per maggiori informazioni, https://www.valtellina.it/it/sondrio-e-dintorni